Nascita di Venere, Sandro Botticelli, 1482 d.C., Galleria degli Uffizi di Firenze.
La Nascita di Venere, Botticelli, 1482 d.C., Firenze.

In Astrologia Venere è il pianeta governatore dei segni del Toro e della Bilancia e governa la Seconda e la Settima Casa, rispettivamente quella del possesso emotivo e delle relazioni.

Venere in arte riconduce all'idea di amore e di bellezza.
Venere in arte: amore e bellezza.

Secondo l’astrologia tradizionale Venere è in esaltazione nel segno dei Pesci, in esilio nei segni dell’Ariete e dello Scorpione ed in caduta nel segno della Vergine.

Venere si trova tra la Terra ed il Sole. Venere si trova sempre entro i 2 segni precedenti e i 2 successivi a quello del Sole.

Questo Pianeta è archetipo dell’amore e della vita, Venere nel suo percorso tra la Terra e il Sole disegna una stella a cinque punte perfettamente regolare, che i pitagorici, cultori della musica delle sfere, vedevano riflessa nelle forme vegetali della natura: ogni segmento del pentagramma infatti risulta suddiviso dagli altri in una sezione aurea, rinvenibile nei numeri e nelle geometrie delle piante.

In astrologia Venere rappresenta il modo di amare non solo il partner ma di amare in generale e anche cosa si ama di più. Rappresenta il rapporto affettivo con ciò e chi è fuori da noi, la bellezza, il piacere sentimentale e fisico, la capacità di amare il denaro, i beni in generale, la bellezza, l’armonia.

Simbolicamente riflette il periodo successivo all’adolescenza, tutto ciò che è bello e gradevole per l’individuo, ma anche irrazionale, Venere esalta il sentimento dell’amore e la vita sentimentale.

Per l’uomo indica anche la vita confortevole, per la donna invece l’amore per gli altri, il denaro, la fortuna nel quotidiano, le feste, l’emotività.

Poiché Venere è l’oggetto più luminoso del cielo dopo il Sole e la Luna, esso è anche il pianeta più visto.

In Siberia era il solo pianeta ad avere un nome ed era chiamato Cholbon. Veniva identificato sia come la Stella del Mattino sia come la Stella della Sera, e talora con qualsiasi altro pianeta fosse visibile, ad esempio Giove o Marte. È quindi evidente che Venere fosse conosciuta fin dai tempi preistorici.

Mito e storia di Venere

Venere trae il nome dalla dea romana dell’amore e della pace. Per i Greci, questa dea era Afrodite, per gli Egiziani, Iside e per i Fenici, Astrate.

Venere era associata al rame (metallo di cui è ricca Cipro, isola natale di Afrodite) e veniva identificata infine con il giorno Venerdì.

I Sassoni usavano il nome della loro dea della fertilità, Fria, che si trasformò poi nel nome inglese di Friday (Venerdì), invece il nome francese Vendredi indica la sua chiara origine greco-latina.

Afrodite è nota come la figlia ovvero di Urano e Gaia, ma è anche conosciuta come una delle figlie di Zeus, o anche come figlia della schiuma del mare.

La Venere Ericina di Piazza Antigonidon a Salonicco.
La Venere Ericina di Piazza Antigonidon a Salonicco.

Esistono due versioni della nascita di Venere: nella prima, narrata da Esiodo, era nata prima delle altre divinità dell’Olimpo. Quando il titano Crono recise i genitali del padre Urano e li gettò in fondo al mare, il sangue ed il seme in questi contenuti si addensarono in forma di schiuma e galleggiarono fino all’isola di Cipro, ove Afrodite emerse dalle acque e dalla schiuma (da cui l’origine del suo nome: la parola greca ‘aphros” significa schiuma. Afrodite non aveva avuto quindi né infanzia, né fanciullezza: era venuta al mondo come una donna giovane e del tutto formata.

Nella seconda versione, narrata da Omero, Afodite era figlia di Zeus e Dione, ninfa degli oceani. Sposò poi Efesto (Vulcano) e diede alla luce dei figli; tuttavia trascurava i propri doveri domestici e coniugali poiché si dedicava quasi esclusivamente ai suoi amori con altri dei e mortali e, fra i numerosi amanti troviamo Ares (il Dio della Guerra) e l’affascinante Adone. Era inoltre la madre di Eros (Cupido), Deimos (Terrore) Phobos (Paura) ed Armonia, moglie di Cadmo. Uno dei suoi figli mortali fu Enea, avuto da Anchise, Re di Dardania.

La Guerra di Troia

Afrodite fu la causa indiretta della Guerra di Troia, che iniziò con una contesa il cui oggetto era la proclamazione della dea più bella dell’Olimpo. La decisione finale si era ridotta a tre candidate: Era, Pallade Atena, e Afrodite. Zeus, venne eletto come giudice, ma saggiamente declinò l’invito, chiedendo ai contendenti di rivolgersi ad un giovane, Paride, il quale, li assicurò, sarebbe stato un giudice imparziale.

A Paride non venne chiesto di decidere dopo aver guardato le dee, ma di giudicare la più bella in base al dono da esse offerto. Era gli offrì di diventare il dominatore di Europa e di Asia, Pallade Atena gli promise che avrebbe condotto i Troiani alla vittoria sui Greci ed Afrodite gli offrì in sposa la donna più bella del mondo. Paride consegnò così ad Afrodite il pomo dorato simbolo della scelta, e la dea lo condusse da Elena di Troia, moglie di Menelao. Il rapimento di questa fu la causa della guerra di Troia.

Adone

Un’altra figura importante del mito di Afrodite, è Adone.

Venere e Adone, Tiziano 1553 d.C., Museo del Prado di Madrid.
Venere e Adone, Tiziano 1553 d.C., Museo del Prado di Madrid.

Girava voce che Smirna, la figlia del re Cinira di Cipro, fosse molto più bella di Afrodite. La moglie di Cinira si vantava infatti della bellezza delle sue figlie e finì per provocare la natura vendicativa della dea. Venere fece un incantesimo a Smirna, a causa del quale questa si innamorò del padre: una notte si recò dallo stesso mentre questi era in preda agli effetti del vino e ne rimase incinta.

Afrodite, Museo Archeologico Nazionale di Atene.
Afrodite, Museo Archeologico Nazionale di Atene.

Quando Cinira scoprì quello che era successo, andò alla caccia di Smirna per ucciderla e proprio mentre stava sollevando la spada per trafiggerla, Afrodite trasformò Smirna in un albero di mirra. L’albero venne così spaccato in due e ne uscì Adone. Adone venne poi condotto da Persefone (la Regina degli Inferi) affinché l’allevasse ed entrambe le dee, Persefone e Afrodite, finirono per innamorarsi di lui, reclamandone ognuna la compagnia esclusiva. Quando le Muse vennero chiamate a risolvere la contesa, stabilirono che Adone avrebbe trascorso un terzo del tempo con Persefone, un terzo con Afrodite e il terzo rimanente da solo a cacciare sulle colline.

A questo punto l’indole disonesta di Venere ebbe il sopravvento e la dea usò il suo potere per fare innamorare di sé Adone ed averlo tutto il tempo con lei anziché attenersi alla decisione delle Muse. In preda all’ira, Persefone lo riferì ad Ares, il quale si trasformò in un cinghiale e sfidò Adone sulle pendici del Monte Libano, dove Adone venne incornato e lasciato morire davanti agli occhi di Afrodite. Quest’ultima, ancora riluttante all’idea di separarsene, pregò Zeus di intervenire. Zeus decise allora che Adone avrebbe trascorso metà dell’anno sulla terra e l’altra metà nel regno dei Inferi.